Cenni storici sull’opera realizzata dall’orologiaio friulano Sebastianutti
9 Ottobre 2020 | Di Venezia Giulia Economica |
La linea è stata costruita nel 1820 da Antonio Sebastianutti (un orologiaio nato a Pers in Friuli) per poter fornire il necessario supporto agli orologi marini a bordo delle navi oceaniche che allora, da poco, cominciavano a toccare Trieste.
Per il funzionamento della Linea Meridiana venne realizzata una feritoia a tromba nel grosso muro frontale dell’edificio e all’interno di essa venne praticato un foro (foro gnomonico) attraverso il quale i raggi solari penetrano fino a raggiungere la Meridiana e così si forma al mezzodì l’immagine ellittica del Sole (principio della camera oscura). La sua altezza originale dal pavimento era di 5.45 m; oggi, a seguito di cedimento secolare dell’edificio, è più basso di circa 30 cm.
La storia della Linea Meridiana della Borsa è stata ricostruita, dopo 12 anni di ricerche da parte dell’ing. Paolo Albèri-Auber. Dalla ricerca è emerso che Sebastianutti ebbe modo di partecipare, in seguito, fornendo un contributo determinante, all’invenzione dell’elica (Ressel, 1829).
Il progetto della Meridiana risaliva forse al professore altoatesino di Nautica Michele Andrea Stadler de Breitweg: sicuramente il collaudo fu fatto da lui.
I calcoli invece vennero quasi certamente fatti da Gaspare Tonello, il noto imprenditore iniziatore del Cantiere Triestino San Marco, i cui trascorsi come insegnante e calcolatore nella Scuola Nautica erano, prima di questa ricerca, del tutto sconosciuti.
Ad iniziarne lo studio fu il dottor Paolo Zlobec nel 1980. Altri riferimenti alla politica e alla scienza francesi dell’epoca (il ruolo di Gerolamo Bonaparte in quel tempo residente a Trieste) sono stati svelati dal triestino ing. Paolo Albéri-Auber, progettista e ricercatore di Storia della Scienza.
La Linea Meridiana serviva a regolare, con il necessario segnale orario solare, i precisissimi orologi marini: solo così si poteva disporre anche in mezzo all’oceano dell’ora solare esatta di Trieste. In tal modo confrontando quest’ultima con quella del punto dove si trovava la nave in quell’istante (punto nave), essa permetteva, dopo un semplicissimo calcolo, di determinare la differenza di longitudine rispetto alla nostra città.